mercoledì 12 settembre 2012

A lezione di sfondi e non solo...

Due giorni di lezione con Suedomi sensei sono pesanti.
È l'esperto di sfondi della YAG. Quando Kurita sensei ci ha detto che chiedeva sempre consiglio a lui per i suoi sfondi, ho sinceramente pensato che forse stava sopravvalutando il livello dei nostri studenti.
In effetti è così. Nonostante ormai ci conosca bene, Kurita sensei è ansioso di farci studiare il più possibile e al massimo livello concepibile. Il che produce lezioni più pesanti per tutti ma sicuramente più interessanti per chi vuole imparare sul serio.
Quindi partenza con un ripasso veloce di prospettiva e poi al lavoro su un ambiente. Per gli insegnanti è stato scelto un luogo familiare...

Il dormitorio dell'Accademia realizzato da Marco
Suedomi sensei era contento ma, se non ho capito male il pensiero di Kurita sensei, speravano in una maggiore rapidità di esecuzione. Ci dovremo lavorare di più.

Nel frattempo io sono andato alla Kadokawa Shoten a trovare Niina san, l'amministratore delegato. Un po' per ricambiare la visita che ci ha fatto l'anno scorso sulla via per Francoforte (!)  e un po' perché avevo promesso di portargli Yggdrasil, il primo volume della collana Narita9915. La Kadokawa è diventata il primo editore del Giappone e probabilmente del mondo, visto il fatturato di quasi 2 miliardi di euro all'anno per la sola editoria.  Ora supera gli altri di diverse lunghezze.
Lo è diventata, ed è in crescita rispetto agli altri, anche perché sta sperimentando moltissimo cose nuove. L'anno scorso mi aveva chiesto se volevo provare a pubblicare manga italiano in Giappone attraverso uno dei piccoli gruppi editoriali che fanno capo alla loro società. Gli avevo risposto che avrei aspettato di avere un prodotto all'altezza. Quest'anno Niina san ha ribadito la volontà della Kadokawa di lavorare con l'editrice della scuola e ha piazzato Yggdrasil in prima fila sugli scaffali del suo ufficio.

Il primo volume di Narita9915 non è all'altezza del mercato giapponese. Lo avevo già avvisato che non avremmo proposto quel volume alla Kadokawa. È un primo passo verso un vero manga italiano ed è importante per far capire che si può pubblicare in Italia ma è certamente lontano da quello che considero un punto d'arrivo.
Questa volta non ha insistito. Ha capito che non rifiuto le sue offerte perché voglio ostentare sicurezza ma perché ho un obiettivo più a lungo termine di una buona pubblicità per la scuola.

Certo, a questo punto mi basterebbe regalare i diritti per la prima tiratura e potrei tornare a casa con un volume italiano tradotto e pubblicato in Giappone per poi promettere mari e monti a chi si vuole iscrivere all'Accademia. Il tutto a costo zero.
Una carriera sicura per diventare "mangaka" (mai una parola è stata usata più a sproposito) e diventare il messia che i giapponesi stanno aspettando da anni. Così avrei una scuola piena di bimbetti che vogliono giocare con l'inchiostro nella speranza che gli crescano gli occhi a mandorla.
Invece no. Mi spiace per tutti quelli che sognano di diventare pop star del manga ma questo è un mestiere complicato e tutt'altro che solitario e romantico. Ogni opera è frutto di un lavoro di gruppo estenuante e ogni pubblicazione viene valutata attentamente sotto ogni aspetto e aggiustata finché non viene approvata dall'ultimo anello della catena che, ogni volta, ci rischia il posto di lavoro.
Inoltre, non esiste un messia e i giapponesi non stanno aspettando proprio un bel niente. In Giappone, tra professionisti e semplici amatori, hanno stimato che si dedicano al disegno manga circa 5 milioni di persone. Quelli che diventano professionisti sono in grado di scrivere storie, le sanno dirigere verso il target deciso dall'editore, le sanno modificare e sviluppare e lavorano in gruppo con sceneggiatori ed editor. Poi, il più delle volte, gli editori le pubblicano con un nome solo perché creare una "star" fa vendere di più.
Gli autori italiani, ammesso che esistano, potranno anche diventare interessanti per il mercato giapponese ma di sicuro, prima di tutto, devono imparare a lavorare con una tecnica che sia all'altezza e trovare l'umiltà necessaria. Il problema è che noi italiani l'umiltà non l'abbiamo nel DNA. Non è colpa nostra... ci sarà qualcuno responsabile ma di sicuro non siamo noi... e infatti è l'ostacolo più grosso che incontriamo in Accademia.

Mercoledì mattina sono tornato alla Kadokawa insieme ad Andrea, insegnante di sceneggiatura al corso accademico, nonché regista, attore e pubblicitario, per girare un'intervista, sempre all'amministratore delegato.
Per Andrea il Giappone è un'esperienza nuova. Ha viaggiato tanto ma qui non era mai venuto. È rimasto molto colpito dalla disponibilità e dalla cordialità di Niina san ed è stato interessante rivedere il Giappone attraverso i suoi occhi. È ancora troppo abituato ai managerini nostrani che trattano tutti dall'alto in basso solo perché si sono appena comprati una inutile macchina nuova e che non ascoltano nessuno perché "lo so io quello che serve, non sono mica nato ieri!".
Il "Lei non sa chi sono io!" qui non esiste.
Se non so chi sei, forse è perché non ti sei presentato, cafone!
È buffo che la nostra formazione, fondata sui valori cattolici, sia condizionata dal guadagnare un posto in paradiso per sé stessi, "amando il prossimo come te stesso", ma facendogli comunque notare che hai la villa con piscina.

In questo Paese l'insoluto su fattura non esiste; se commissioni un lavoro e te lo consegnano, lo paghi e lo fai nei termini indicati, altrimenti perdi il tuo onore. Chi lavora con l'estero lo sa che a volte gli italiani non pagano, però non capisce sinceramente il perché e rimane allibito.
In Giappone l'amministratore delegato di una azienda con un fatturato di miliardi di euro ha un ufficio di meno di 30 mq con la stessa moquette che tappezza il resto del piano. Non ha poltrone in pelle umana e nemmeno l'acquario con gli squali dentro o la cupola con le statue greche. A che serve? Ad affermare la superiorità della propria posizione? Sta scritta sul biglietto da visita ed è sufficiente.
Se sei troppo distante da chi lavora con te perdi la possibilità di dialogare e di fare il tuo lavoro al meglio. Qui gli stipendi dei manager sono alti ma in nessun caso arrivano ad essere, come capita in Italia, centinaia di volte più alti di quelli dei dipendenti ordinari.
Tutto questo è arrivato ad Andrea in poche ore e, quando siamo usciti, ridacchiava incredulo.

Con Toshi san e Hosoya san
Poco dopo, nel pomeriggio, siamo andati alla nuova sede della Too Marker dove abbiamo ritrovato Shimizu Mami, fumettista di punta di Betsu Komi, Hosoya san, manager della I-C inc., produttrice dei retini professionali, e Toshi san, un caro amico e direttore della Too Marker, l'azienda che produce i Copic.
Mentre noi filmavamo una chiacchierata/intervista con Toshi e Hosoya sul mercato dei prodotti per manga e sull'educazione alla creatività, Shimizu Mami sensei approntava un workshop insieme a Giusy, Ilaria e Marco.
Un bel pomeriggio per tutti. La chiacchierata è stata molto interessante e il laboratorio con Shimizu sensei è stato proficuo e divertente. Mi spiace solo di non essere riuscito a filmare la faccia di Marco quando si è ingoiato un mochi-gelato intero durante la pausa.


Al termine, tutti a cena! Hosoya san è sempre più determinato a farci assaggiare cibo raffinato per verificare quanto siamo compatibili con il Giappone e quest'anno gli è andata bene; abbiamo apprezzato a dovere tutte le proposte culinarie che ci hanno fatto, compresi i gamberetti avvolti nel prosciutto crudo di Parma ... molto giapponese.
A cena
Toshi è un po' più carico di lavoro del solito, ed è tutto dire, ma ha sempre il sorriso sulle labbra. Mi ha chiesto se per quando verrà a Lucca gli farò avere una bottiglia dell'olio d'oliva che mio padre fa con gli ulivi che ha piantato in campagna e ci ha proposto un lavoro, un manga breve, da utilizzare come promozione. Preparerò l'olio e comincieremo a lavorare sulla storia appena tornati in Accademia. Domani incontreremo Kaori Takahashi (Kaoppe) per un altro laboratorio. Si sta preparando a venire in Italia per i corsi di ottobre in Accademia e Toshi dice che è tornata adolescente al solo pensiero. Non vedo l'ora di incontrarla di nuovo. La nostra Accademia sembra sempre più una nuova fermata della metropolitana di Tokyo... manca solo il treno e qualcuno che lo faccia arrivare in orario.

A proposito di treni, una nota di colore: l'altro giorno sul vagone su cui mi trovavo, un viaggiatore si è sentito male e ha vomitato (si, capita anche ai giapponesi). È uscito e ha avvisato in stazione. Due fermate dopo (4 minuti) è entrato un addetto della metropolitana con la segatura e ha pulito per terra nei 30 secondi in cui il treno era fermo. Poi il treno è ripartito e alla fermata successiva ne è entrato un altro che ha finito il lavoro pulendo la tappezzeria del divanetto. In meno di 15 minuti dall'incidente il vagone era come prima.
E se ci armassimo di buona volontà e venissimo qui a studiare anche come si gestiscono i trasporti pubblici? Magari fra qualche anno potremmo avere dei treni che viaggiano puliti con un orario ragionevolmente sicuro. Ma forse è più facile diventare "mangaka".

2 commenti:

  1. "Mi ha chiesto se per quando verrà a Lucca gli farò avere una bottiglia dell'olio d'oliva che mio padre fa con gli ulivi che ha piantato in campagna"...
    E Marina ormai è tappa obbligatoria nel tour (dutch people included).

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    Risposte
    1. Che bello! Magari... purtroppo non è facile. Toshi non è un insegnante in ferie e, anche se la Too fa solo 20 Milioni di fatturato all'anno, non si muove uno spillo quando manca lui.
      Però se ci riesco lo porto senz'altro. Parla pure un ottimo inglese.

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