sabato 15 settembre 2012

Ka-ra-oppe!

Le lezioni alla Y.A.G. si avviano al termine. Mentre sto scrivendo, studenti e insegnanti sono in aula per l'ultima giornata. Ci hanno aperto la struttura anche oggi, nonostante sia domenica, e Kurita sensei ha sacrificato con entusiasmo il suo giorno libero per riuscire a concludere i corsi prima del rientro al lavoro di Akiko. Giovedì, sempre per riposare un po' e compensare il duro lavoro degli studenti in aula, mi sono sforzato nuovamente e sono andato a dormire un po' sull'erbetta del parco di Shinjuku. Per entrare si paga (2 euro) e chiude alle 16.30 ma ne vale la pena.

Shinjuku Gyoen: un'oasi tra le aule e Sekaido
Comunque siamo arrivati tutti piuttosto stanchi al venerdì mattina e quindi, sinceramente, non so dove abbiamo trovato le energie per fare tutto quello che è seguito.
Venerdì pomeriggio è stato dedicato ai Copic. Ci hanno ricevuto negli uffici della Too Marker all'undicesimo piano del Gakken building dove Kaoppe ha lavorato sulla colorazione insieme a Giusy, Ilaria e Marco. Andrea era lì per delle riprese e io facevo perdere un po' di tempo a Toshi, parlando di nuovi prodotti, più che altro per il piacere di stare un po' insieme in relax.
Tutti al lavoro, teleacamera compresa
Tokyo dalle finestre del Gakken Bldg.
Kaoppe, nome d'arte di Kaori Takahashi, lavora come consulente per la Too Marker e come illustratrice di libri per bambini e testi scolastici. L'anno scorso aveva fatto un bel workshop introduttivo all'uso della colorazione a marker. Quest'anno, in previsione dei due corsi che terrà a ottobre in Accademia, si è lanciata in cose più elaborate spingendo le tre cavie a sperimentare sulla propria tecnica. Molto divertente e molto interessante per tutti.

Giusy gioca con le ombre
Dopo il laboratorio, Toshi ci ha portato (di nuovo) a ristorante. Senza Hosoya san i camerieri hanno potuto prendere fiato tra una portata e l'altra ma abbiamo comunque mangiato di tutto e benissimo.
Kaoppe, dopo qualche birra, è arrivata al suo massimo splendore con la lettura della mano e poi ha superato le aspettative portandoci tutti al Karaoke. Ha una voce bellissima (!). È partita con la opening di Evangelion e giuro che ho pensato che la stesse cantando in playback.

I giapponesi si allenano fin da piccoli a bowling e al karaoke. Vorrei tanto trovarne uno stonato che non riesce a buttare giù un birillo. Oltretutto, praticamente tutti conoscono "Santa Lucia"... la studiano alle elementari e, quindi, Kaoppe l'ha fatta partire al Karaoke sperando di sentirla cantare dagli italiani... niente da fare. Nessuno la conosceva. Marco ha provato a canticchiarci sopra qualche cosa con il testo di un paio di preghiere ma non era giusta nemmeno la musica per cui il contributo culturale è stato trascurabile. Meno male che i giapponesi applaudono sempre con entusiasmo per incoraggiarti. In ogni caso su "Bohemian Rapsody" e "Dancing Queen" vorrei sorvolare...

Siamo tornati distrutti con la prospettiva di alzarci presto la mattina seguente.
Yokohama: Minatomirai
Sabato, in modalità zombie, siamo andati a Yokohama allo Yokohama Design College dove ci hanno accolto benissimo. Un paio di ore di lezione/esercitazione di Character design con Fujiomi sensei che poi si è prestata ad una  intervista. Prima o poi faremo anche il montaggio di tutto questo materiale e lo vedrete in giro. Promesso.

Yokohama D.C.: in aula
Anche alla YDC i lavori degli studenti sono appesi alle pareti e nei contenitori a disposizione nelle aule. Forse non sono all'altezza di quelli della YAG ma è anche vero che gli studenti della YAG sono 10 volte di più. Invece abbiamo saputo che la studentessa le cui tavole ci avevano colpito l'anno scorso, da quest'anno lavora come assistente in uno studio e come illustratrice per video game. Brava!

Dopo il pranzo e la consegna del consueto attestato della scuola, con relative foto ricordo, siamo tornati a Tokyo. Per gli insegnanti la serata è proseguita nelle aule della YAG, dove ci hanno approntato una cucina di fortuna e dove ho potuto mantenere la promessa fatta a giugno a Uenishi sensei di preparare la carbonara davanati a lui per fargli capire bene come si fa.

Alla fine eravamo una dozzina di persone e, con l'aiuto di Andrea, ho preparato 2 kg di pasta alla carbonara. La pancetta "Vismara" a 12 € l'etto presa da ISetan e l'olio extravergine siciliano da 100 € al litro (!) portato da Akiko (che lavora per una ditta che lo importa dall'Italia), oltre al parmigiano di 24 mesi portato direttamente dall'Italia mi hanno aiutato a produrre qualcosa di commestibile. Devo dire che temevo peggio e non ho nemmeno dato fuoco alla scuola. Cucinare per così tante persone su un tavolo con due fornelli portatili e la moquette per terra è stata una vera sfida.

Lezione di carbonara
Inizialmente avrei dovuto farlo a casa di Uenishi sensei ma poi, visto che abita lontano e non ha una cucina grande abbastanza, ho proposto una modalità più "italiana" e, invitando tutti, ho messo in contatto luoghi e compagni di lavoro e famiglie. Per la prima volta Uenishi sensei ha incontrato la moglie di Kurita sensei (con cui lavora da più di 10 anni). Mi sono scusato se questo li ha forzati rispetto alle loro abitudini ma, almeno all'apparenza, ne sono stati contenti.

In Italia siamo abituati che gli amici sono di famiglia e i colleghi di lavoro con cui ci si conosce meglio finiscono presto per diventare amici di famiglia. In Giappone questi due ambiti sono completamente separati. Dopo il lavoro o si esce con gli amici/colleghi o si torna a casa. La socializzazione qui è complicata. Un paio di giorni abbiamo visto una pubblicità sulla metro di una agenzia di incontri che garantisce il matrimonio entro un anno all'80% degli iscritti.
Pare che in effetti sia una cosa molto matematica. Qui, le famiglie pesano molto nella scelta e/o approvazione della futura sposa (o sposo). È sufficiente che la ragazza non abbia frequentato la giusta università per far saltare le nozze. È impossibile per il figlio di un medico sposare la figlia di un falegname senza scatenare una guerra totale con i genitori e rovinarsi l'esistenza. I ragazzi e le ragazze giapponesi sono un po' disorientati e ulteriormente in difficoltà nei rapporti umani, si rivolgono sempre di più a queste agenzie che costruiscono la scheda ottimale della persona da sposare e mettono in contatto i candidati. 8 su 10 si trovano e si accettano. Magari poco romantico ma, vista l'attitudine isolante dei giapponesi, è pur sempre meglio di niente.

Comunque al termine della carbonara, dopo una danza di Momo chan, la figlia di Uenishi sensei, ci siamo trovati seduti per terra a raccontare aneddoti vari tradotti, e filtrati (per fortuna), da Akiko. Sta ritrovando l'italiano che aveva quando viveva a Pisa... a un certo punto si è girata con un: "ma non dite cazzate che poi non le posso tradurre!". Siamo morti dalle risate.

Uenishi sensei è molto geloso della figlia e ha paura del momento in cui sarà cresciuta e se ne andrà in giro con un fidanzato. Kurita sensei era visibilmente felice di poter passare altro tempo con noi e ha raccontato di nuovo a tutti della sua esperienza nella nostra scuola. Maeda sensei tende a tenersi in disparte e ad osservare. Prima di tornare a casa, alle 22, mi ha fatto ricontrollare i certificati e il contratto di partnership ufficiale che ci hanno chiesto di rinnovare... è inutile. Lavora sempre!

Quasi addormentati sulla metro, siamo tornati a Tokiwadai. Al supermercato, prima di andare al  dormitorio, ho comprato una nashi (buonissima pera giapponese a forma di mela) nonostante quella meno cara fosse a 2 euro (una)... Un po' di frutta ci vuole anche se costa un esagerazione.

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